Mostra a cura di Fede Lorandi
in collaborazione con Daniele Villa

Palazzo Morando | Costume Moda Immagine
via Bagutta 24 – Milano

14 ottobre – 13 novembre 2016

Paesaggi umani

Quindici disegni di Ampelio Tettamanti donati alla Città di Milano, che saranno conservati presso le Civiche Raccolte Storiche. Quindici opere che raccontano l’area industriale della Bovisa com’era negli anni Cinquanta, ormai pressoché scomparsa. Scrisse Raffaele De Grada in una recensione sul “Calendario del Popolo”, alla retrospettiva che Suzzara dedicò a Tettamanti nel 1965: “… se qualcuno farà in futuro una storia del paesaggio milanese […] non potrà dimenticare Tettamanti come uno dei pittori essenziali di questa storia…”.

E ancor più ci preme citare Mario Monteverdi nel catalogo di quella stessa mostra: “La Bovisa fu come la foresta di Fontainebleau per i pittori en plein air di Barbizon, come Argenteuil o Bougival per Monet e Sisley, come L’Estaque per Cézanne: il potenziale e segreto dramma che vi si celava, ne generò la poesia”.

Così si spiega il significato del titolo scelto per questa esposizione: “Paesaggi umani”, perché in questi disegni l’architettura è una grande occasione per parlare di umanità, di civiltà. E le fabbriche, le ciminiere, le rotaie raccontano il lavoro di tanta parte di quel quartiere (e tanta parte di un’Italia, che andava ricostruita, non meno che rifondata). Il gasometro è come la cattedrale che domina un villaggio, il simbolo, nel linguaggio di questo artista, di una città che proprio sul lavoro – e sull’appartenenza al mondo del lavoro – voleva fondare la sua rinascita.

La mostra presenta molte altre opere, oltre ai fogli della donazione; non solo per omaggiare questo artista a più di cinquant’anni dalla sua prematura scomparsa, ma anche e soprattutto per offrire ai milanesi un’occasione per conoscerlo, dando senso e sostanza al materiale che entra a far parte del patrimonio pubblico. Sembra un gioco di specchi: il paesaggio che racconta la gente, ritratti e gruppi di persone che, oltre a raccontare se stessi intimamente e socialmente, raccontano un territorio, il Bel Paese. E ancora: Ampelio Tettamanti che racconta Milano e Milano che oggi, qui, si gode il piacere di raccontare Ampelio Tettamanti (il caso non esiste e, a proposito di simmetrie, 15 Borgonuovo fu la sua galleria milanese).

Altri sono coloro che hanno titolo e competenza per parlare dell’opera e della vita di questo artista: a me il privilegio di aver lavorato al perfezionamento della donazione e alla realizzazione di questa mostra provando, nella scelta delle opere e della loro sequenza, a riannodare un fil rouge, offrendo almeno un assaggio delle idee, dei sentimenti, delle relazioni e delle capacità di Tettamanti.

Fede Lorandi

Tratto dal Catalogo della mostra “15 paesaggi umani Ampelio Tettamanti e Milano” – Nomos Edizioni

La donazione

Oggi provo un intimo piacere nel vedere realizzata questa mostra a Palazzo Morando, sede di un museo dedicato alla Città, splendido edificio storico di commovente bellezza.

Sino a oggi, a cinquantacinque anni dalla scomparsa di mio padre, il pittore Ampelio Tettamanti, non era mai stata realizzata una mostra in uno spazio pubblico milanese e sono felice di aver individuato nella Soprintendenza del Castello il soggetto sensibile alla realizzazione di questo progetto, che vuole ricordare la storia politico-culturale di Milano, specie negli anni della ricostruzione, periodo a suo modo mitico.

Questo gruppo di quindici disegni che rappresentano la periferia industriale di Milano, la Bovisa, già esposti nel 1999 alla Triennale di Milano nell’ambito della mostra “Politecnico Bovisa”, andrà ad arricchire le raccolte grafiche dei Musei Storici del Comune di Milano. Li ho voluti donare perché penso di interpretare il pensiero di mio padre e sono convinta che appartengano alla città, alla sua memoria collettiva.

Ne sono orgogliosa.

Sono opere su carta che rappresentano la periferia milanese, là dove c’erano gli operai, le fabbriche, le ciminiere e i gasometri nel periodo, vitalissimo, della ricostruzione: “la mia Bovisa fatta di orti e civiltà”, come la descriveva Olmi, che lì ha abitato. Anche Tettamanti amava questa periferia umile e operaia, luogo di lavoro e di lotta che ben fotografa la realtà degli anni Cinquanta. Anni segnati da un sorprendente sviluppo economico, di cui la questione operaia e quella contadina rappresentavano due aspetti importanti

del “miracolo” italiano. Furono infatti anche tempi di tensioni sociali e disastri naturali: i grandi scioperi dei braccianti, dalla Calabria al territorio pavese, e la massiccia emigrazione veneta dalle zone alluvionate del Polesine. Il realismo della pittura di Tettamanti aderì immediatamente alle ragioni del mondo popolare, alla spinta al cambiamento che da tale mondo si sprigionava.

Il suo racconto artistico ha avuto per me un valore etico, l’arte vista come qualcosa di utile che poteva riscattare le classi sociali, avvicinandole e migliorando con il bello la loro vita: in questo senso nella sua opera emerge la consapevolezza di una precisa responsabilità civile.

Mi piacerebbe che questa piccola mostra oltre al valore prezioso di “documento” fosse l’occasione per rileggere l’identità di una periferia urbana e riscoprire la memoria di un passato particolarmente significativo per l’anima di questa città.

Silvana Tettamanti

Tratto dal Catalogo della mostra “15 paesaggi umani Ampelio Tettamanti e Milano” – Nomos Edizioni